
SIAMO CIO' CHE MANGIAMO?

Alimentarsi è uno dei nostri bisogni primari, quelli alla base della sopravvivenza, niente di più semplice, di più istintivo, eppure si tratta di un’azione dove si riflettono le nostre emozioni, in cui proiettiamo la nostra identità e che, come se non bastasse, è parte integrante della nostra socialità e della nostra cultura...niente di più complesso.
Mangiare oltre che un bisogno è un piacere, fin da quando siamo piccoli la bocca è la zona dove si fondono nutrimento, piacere e scoperta, sede principale di uno dei nostri 5 sensi: il gusto.
Perché allora mangiamo di fretta, mangiamo male, il cibo è fonte di sensi di colpa o materia di controllo?
Perché ci abbuffiamo quando siamo tristi e digiuniamo quando siamo arrabbiati?
Perchè disprezziamo i vegani, simpatizziamo per i celiaci e ci definiamo macrobiotici?
Perchè la nostra mente (ed intendo quell’intreccio di pensieri, emozioni e tendenze comportamentali) a volte si ingarbuglia e riversa i suoi nodi sul corpo che diventa così segno, sintomo, rappresentazione di qualcos’altro.
Come recuperare allora naturalezza e benessere nell'alimentarsi? E' necessario armarsi di pazienza e risalire il filo della matassa fino ad arrivare a dove qualcosa si è ingarbugliato e con cura sbrogliare tutti i nodi.
Mio padre quando da piccola ero in remissione da un qualche malessere di natura gastrointestinale, ed avevo voglia di qualcosa che non era proprio un toccasana per lo stomaco, mi diceva sempre “se ne hai voglia, non ti farà male”, come ogni aforisma può essere travisato, ma io vi ho sempre letto un invito all’ascolto di sè, perchè (se tutto il resto tace) noi sappiamo perfettamente di cosa abbiamo bisogno, proprio perché è semplice, è istinto, è ciò che siamo.
Qualcuno la chiama alimentazione consapevole, possiamo iniziare a prestare attenzione a cosa accade dentro di noi, osservare, iniziando a riprendere contatto con i nostri sensi. Incominciare scegliendo, preparando e consumando con maggiore consapevolezza ciò che mangiamo.
Si tratta di chimica (perché in fondo la natura è una rigorosa scienziata), oggi si parla di un vero e proprio "secondo cervello". Esistono delle comunicazioni privilegiate bidirezionali tra cervello e intestino, queste attività dipendono anche e soprattutto dal microbioma che risiede in quest’ultimo. I due cervelli si influenzano reciprocamente, determinando il nostro stato di benessere psico-fisico.